El Último Adiós de José Rizal

Traduccion al italiano: Vasco Caini


L'ultimo addio

(Versione metrica di Rino Pavolini)

Addio Patria adorata, dal sole favorita,
perla del mar d'Oriente, perduto paradiso!
Sereno vado a darti questa mia triste vita:
e fosse più brillante, più fresca, più fiorita,
pronto sarei a donarla, pago di un tuo sorriso.

In campo di battaglia, lottando con delirio,
altri son sempre pronti la vita a te donare:
il posto non importa, cipresso, lauro o lirio,
lottando in campo aperto o per crudel martirio,
se la richiesta arriva da patria o focolare.

Io muoio quando vedo che il cielo si colora
e dall'oscura notte nell'alba al fin traluce;
se vuoi del rosso vivo per tinger la tua aurora,
prenditi il sangue mio, spargilo alla buon'ora
e indoralo col raggio della nascente luce.

Il sogno che cullavo, ragazzo adolescente,
che giovane bramavo, già pieno di vigore,
fu di vederti un giorno, gioia del mar d'Oriente,
con gli occhi sempre asciutti, viver serenamente,
la fronte senza rughe né macchia di rossore.

Sogno della mia vita, mio desiderio ardente,
salve! - grida l'anima che presto partirà!
Bello sarà morire felice e sorridente,
morir per darti vita, sotto il tuo ciel splendente,
dormir nel grembo tuo fino all'eternità.

Se sopra al mio sepolcro vedi sbocciare un dì,
tra l'erba fitta incolta, umile bianco fiore,
sarà l'anima mia che ad aspettar sta lì:
accostalo alle labbra e bacialo, così
ch'io senta, sulla fronte, del bacio il tuo calore.

Mi guardi pur la luna, tranquilla e luminosa,
lascia che l'alba invii il suo splendor fugace,
lascia dell'aria ascolti la voce sua ventosa;
e se un canoro uccello sulla mia croce posa,
lascia che esso intoni la sua canzon di pace.

Lascia asciugar la pioggia dal caloroso sole,
che pura al cielo torni con il lamento mio.
Se della fin precoce un amico si duole
ed alla sera prega e volge a me parole,
prega anche tu, o Patria, perch'io riposi in Dio!

Prega per tutti quanti moriron sventurati,
per chi soffrì subendo tormento senza uguale,
per gli orfani piangenti di padri torturati,
per le vedove e madri d'uomini tanto amati,
e a te possa risplendere la redenzion finale.

Quando l'oscura notte avvolge il cimitero
e soli, solo i morti veglian nel camposanto,
non turbarne il riposo, non turbare il mistero;
se suon di cetra senti, oppure di saltero,
son io, amata Patria, che per te sola canto.

E quando la mia tomba, da tutti ormai obliata,
più croce non avrà né pietra a ricordare,
lascia che zappa sparga, su terra prima arata,
ogni mia traccia umana in cenere tornata:
la polvere mia vada il suolo tuo a formare.

Allora poco importa se nell'oblio sarò,
l'aria, la terra tua saranno la mia sede,
chiara, limpida nota, per le tue valli andrò,
luce, rumore, aroma, canto, color darò,
costante ripetendo l'essenza della fede.

Mia Patria idolatrata, dolor dei miei dolori1,
amate Filippine, ecco l'ultimo addio;
tutto io lascio a te, amori e genitori.
Vo dove non son schiavi, non fruste né oppressori,
la fede non uccide, dove chi regna è Dio.

Padri, fratelli, addio, parti dell'alma mia,
amici dell'infanzia nel perso focolare,
grati che al fin riposi di faticosa via;
addio dolce straniera, mia amica, mia allegria;
addio, miei cari, addio: morire è riposare.





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Tomo XV, no.2,
Verano 2011

,

Director: Edmundo Farolán




En este número:

Editorial

Al conjuro
Manuel Bernabé

En voz alta
José Hernández Gavira

Invocación a Rizal

Fernando Ma. Guerrero

A José Rizal

Roberto Rico

El caso de José Rizal frente a los dominicos españoles

Guillermo Gómez Rivera

1.)
El héroe trágico de la “revolución”
en El filibusterismo de José Rizal

2.) Voces reprimidas y el discurso del subalterno
en Noli me tangere

Jad Monsod

1.) Razones para las traducciones
2.) El último adiós (en italiano)
Vasco Caini

La presencia inadvertida de España en Filipinas
Juan Hernández Hortigüela

RIZAL de Edmundo Farolán Romero
Jonas Kraeusel

RIZAL (Fragmento )por Edmundo Farolán
Traducida al alemán por
Marcel Behringer


BIBLIOTECA DE CRÍTICA LITERARIA FILIPINA
NÚMERO SEXTO


Publicaciones de la
«COMISIÓN NACIONAL DEL CENTENARIO DE
JOSÉ RIZAL (1961)
»
Isaac Donoso Jiménez

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